Il vino e la grappa cembrani

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In Val di Cembra quella vitivinicola è una delle attività principali. Vi si producono molte varietà di uve: dal Pinot bianco e rosso allo Chardonet, dal Merlot al Sylvaner alla Schiava; ma la parte del leone la fa il Müller Thurgau: una vite particolarmente adatta alla coltivazione in quota.
Vi sono vigneti in entrambi i versanti della valle, in specie nella zona centrale, dove questa si allarga consentendo più ampi terrazzamenti.
Le particolari condizioni climatiche della valle e la ricchezza di minerali della sua terra fanno raggiungere ottimi livelli qualititativi nella produzione di queste uve; e dalle uve, ovviamente, si ottiene il vino: diverse sono infatti le cantine cembrane.

Ogni estate a Cembra ha luogo una mostra dedicata al Müller Thurgau. La rassegna è rivolta sia agli addetti ai lavori che ai semplici "amatori": vi si svolgono manifestazioni collaterali, gastronomiche e culturali.
Nelle ultime edizioni è stato presentato un centinaio di differenti varietà; oltre a questo, solitamente c'è una sorta di gemellaggio con uno dei tanti vini italiani.
Cembra dà molta importanza alle sue vigne, tanto che nello stemma comunale è rappresentato un grappolo d'uva.

Per saperne di più sul vino trentino in generale si può visitare il sito www.palazzoroccabruna.it.

Un prodotto genuinamente cembrano è la grappa, spesso prodotta clandestinamente (“de sforàuz”) in alambicchi casalinghi, distillando le vinacce o, talvolta, il vino stesso (quando questo è risultato di bassa gradazione), anche se a rigori la vera grappa è solo quella di vinaccia.

Fino al regno di Maria Teresa d'Austria era concesso produrre grappa (“lambicàr”): tutto il Trentino faceva ancora parte dell'impero Austro-Ungarico. In seguito ciò è diventato illegale: trasportare distillati di contrabbando eludendo i controlli diventò un problema di non facile soluzione. I vecchi Cembrani ancora ricordano le retate compiute nell'inverno del 1953 dalla Guardia di Finanza, nel tentativo di sradicare la produzione clandestina di grappa.

E non si pensi che questo sia un soggetto recente: nelle sale del Castello di Segonzano, nel lontano 1720, si svolse il cosiddetto processo della grappa. Allora i Segonzani vennero processati per aver contestato un proclama del Conte Giovanni Battista a Prato che prescriveva che lo sbirro del castello Giovanni Pozza misurasse a fini fiscali la quantità di vino e grappa prodotta.

Alberto Folgheraiter, nel suo libro I figli della terra, cita varî espedienti cembrani per trasportare la “sgnapa”. Uno dei più singolari coivolgeva le donne che, si dice, tendevano a rimanere “incinte” con sospetta regolarità fra l'inverno e la primavera, proprio quando il liquore doveva essere portato ai compratori (per lo più in Alto Adige).
In realtà mogli e sorelle dei distillatori indossavano una pancera (solitamente ricavata dal budello di maiale) completamente piena di grappa: Folgheraiter le chiama gravidanze spiritose”.

Un fatto insolito è che pure la famosa grappa veneta Nardini in un certo senso proviene dalla Val di Cembra. Il fondatore delle distillerie, Bortolo Nardin, proveniva infatti da Luch di Segonzano: nel 1779 emigrò a Bassano del Grappa insieme a due fratelli per dedicarsi alla distillazione.
A Bassano i tre vennero soprannominati “i Nardini”: da qui il nome dell'azienda.

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© 2005, Fabio Vassallo